Arti marziali interne ed esterne: Quali sono le differenze?
Sentiamo molto parlare di Arti Marziali Interne ed Esterne ma quali sono le differenze sostanziali e quali sono le più idonee al combattimento?
Si è soliti a credere che le arti marziali interne vengano praticate solamente a scopo benefico per il corpo e per la mente, ma che non centrino nulla con l’efficacia in combattimento. Al contrario si pensa che le arti marziali catalogate come esterne siano più idonee alla al combattimento ed alla difesa personale.
Siamo veramente sicuri di voler credere a tutto questo senza indagare in profondità sull’argomento?
Quali particolari aspetti caratterizzano le arti marziali interne?
Facciamo un piccolo salto nel passato. La maggior parte delle culture antiche praticavano arti marziali in particolar modo per lo studio del combattimento e quindi per la propria sopravvivenza. L’aspetto che mi ha incuriosito parecchio leggendo il libro “Spiritual Dimensions of the Martial Arts – scritto da Michael Maliszewski” è che in tutte (o quasi) vi era un approccio non solamente fisico all’arte ma anche energetico e spirituale. Infatti si studiava la percezione e la gestione dell’energia corporea comunemente chiamata KI. Non siamo quindi estranei al fatto che in molte culture, oltre alla pratica marziale, si studiava la meditazione al fine di sviluppare il KI ed aumentare la concentrazione e percezione del nostro essere.
Alcuni esempi di Arti Marziali Interne che studiano lo sviluppo dell’energia corporea anche attraverso la meditazione sono:
- Tai Chi
- Shaolin
- Wing Chun (Ving Tsun)
- Pukulan Pencak Silat Sera
- Kalaripayattu
- …
Nelle arti marziali tradizionali e nelle arti guerriere lo scopo è di interiorizzare i principi del combattimento studiando profondamente il proprio corpo. “Solo conoscendo il proprio corpo possiamo controllare il corpo altrui”.
Una buona consapevolezza del proprio corpo comporta a combattere in modo molto efficiente, generando colpi molto potenti e colmi di energia. L’espressione della massima potenza attraverso movimenti molto piccoli e di breve durata, richiede uno studio profondo e intenso.
Cosa sono le arti marziali esterne?
Vengono definite tali tutte le arti marziali che non risultano interne, ossia non si soffermano sullo studio energetico dell’arte ma il loro approccio è unicamente dedicato all’aspetto fisico. Alcuni esempi possono essere sistemi di autodifesa, arti marziali più “giovani”, tecniche di combattimento e sport da ring.
L’approccio prettamente fisico allo studio di queste arti ha fatto sì che venissero classificate come esterne. Solitamente studiano tecniche “semplificate” derivanti da svariati stili marziali. L’utilizzo di concetti prefissati e di tecniche specifiche per rispondere ad ogni tipo di attacco le rende simili ad un addestramento fisico più che ad un cammino verso la conoscenza.
Esistono numerose arti marziali esterne e sono tutte bene o male molto “giovani”.
La domanda mi sembra più che lecita: ” Perché queste arti, spesso più giovani, possono permettersi di NON studiare molti principi fondamentali che sono invece compresi nelle arti guerriere che hanno secoli e secoli di storia di combattimento VERO?”
Non esistono le arti marziali esterne!
Io sostengo che le vere arti marziali o meglio, le arti guerriere, siano unicamente interne e che quindi non esistono relative arti marziali esterne. Per arti marziali interne non intendo dire che si basino unicamente sullo studio energetico, ma che si basino sulla comprensione interiore dell’arte. A mio parere le arti interne, a contrario delle esterne, non si basano sullo studio mnemonico e ripetitivo di tecniche, ma sono focalizzate ad interiorizzare i “principi” che regolano il combattimento. In base ai miei studi presso la scuola di Max Morandini ho capito che la parte esteriore dell’arte (tecniche, movimenti ecc) è soltanto il primo passo di un cammino infinito. Questo step è necessario a comprendere le prime dinamiche di relazione spazio/tempo nel combattimento. Per interiorizzare i principi, le antiche arti del combattimento hanno messo a disposizione delle dispense a mio parere da definirsi “SACRE” e si tratta delle famose Forme. I Kata nel Karate, le forme del Vin Tsung ed i Djuru nel Silat vengono spesso ERRONEAMENTE considerati come:
- Movimenti di riscaldamento
- Tecniche di combattimento
- Allenamento dei colpi
A mio parere sono 3 grossi errori di incomprensione delle varie arti.
A cosa servono allora le Forme?
Ho appreso che lo studio del combattimento riguarda per il 90% (forse anche di più) la conoscenza di Sé stessi e delle meccaniche del proprio corpo. Solo il restante 10% si dovrebbe relazionare con altri praticanti per capire e correggere le variabili derivate dai Timings, Strutture e Geometrie. Nello studio del Pencak Silat Sera con Max Morandini ho imparato come i Djuru siano Fondamentali alla comprensione delle proprie Strutture interne, posizioni e dei timing “interni”.
Ecco cosa significano queste tre cose:
- Posizione: Relazione tra noi ed il nostro opponente (intesa come insieme tra distanza, feet stance, angolazione e copertura del centro)
- Struttura: Relazione tra noi ed il nostro e corpo comprende l’insieme di fasci muscolari, tendinei ed in particolar modo lo scheletro
- Timing: Ritmo. Realizzare una struttura idonea a quel frangente di combattimento (che ne rispetti i principi del Silat) con il corretto tempismo
- Timing interno: Comprensione dei timings relazionati alle meccaniche del nostro corpo e quindi a tutti i nostri movimenti e strutture
Con una profonda comprensione delle Forme delle arti marziali e quindi con una profondo conoscenza di questi principi possiamo intraprendere il cammino per l’interiorizzazione dell’arte e dismettere di praticarla solamente in modo “esteriore”. Tutti i nostri colpi saranno colmi del nostro Io.
Al giorno d’oggi le arti marziali ritenute “efficaci” vengono praticate (senza generalizzare ovviamente) in modo esteriore e di conseguenza non vengono interiorizzate. Al contrario quelle chiamate “interiori” lavorano internamente focalizzandosi solamente sull’energia corporea ma perdendo il focus primario: efficacia nel combattimento.
La mia idea è quindi che, a distinguere le due tipologie di arti, sia solamente il grado di conoscenza dell’arte praticata. Il fatto che l’arte sia interna o esterna dipende dal modo in cui viene studiata e praticata e questo ne determinerà l’efficacia. Studiare l’arte del combattimento è veramente difficile e richiede molti anni di studi, pazienza e amore per le “piccole cose”.
Purtroppo la società moderna ci ha “viziati” facendoci trovare tutto al minor costo, nel modo più facile e nel minor tempo possibile. Queste brutte abitudini ci stanno togliendo la capacità di imparare ! Studiando per un attestato o per il colore di una cintura avremo raggiunto un risultato fine a sé stesso ma in qualche modo ci sentiremo affermati! Per questo motivo sono gran poche le persone al mondo che conoscono veramente le Arti Marziali e che le hanno interiorizzate. Troppi “Maestri” spesso autodidatta o diplomati su youtube insegnano arti marziali e tecniche di autodifesa pur non conoscendole nel loro interno e questo ha causato un pensiero pubblico decisamente negativo sull’efficacia di questi stili marziali. Interiorizzare l’arte del combattimento significa minimizzare i movimenti rendendoli piccoli, rapidi ma molto potenti. Allineare le proprie strutture con corretti timings di esecuzione, muovendosi sulle corrette geometrie e facendo defluire l’energia interna Ki renderà il combattimento decisamente devastante. Questo è possibile solamente portando la propria arte a sviluppare l’energia interna e tutti i famosi “colpi frustati”. Non si tratta di movimenti solamente fisici ma c’è ben altro al loro interno.
Studiate da un vero maestro, ricercate sempre la verità nella vostra pratica, siate critici, siate allievi tutta la vita.