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Come interiorizzare le arti marziali – Imparare ad ascoltarsi

Andrea Boschi

Andrea Boschi

A seguito di una lezione con Guru Muda Max Morandini ho deciso di scrivere questo breve articolo nel Blog per condividere un aspetto molto profondo delle arti marziali, l’interiorizzazione dell’arte.

Fare propria un’arte marziale significa averla plasmata a noi stessi mantenendone le leggi ed i principi.

Ciò ci renderà in grado di assorbire una grande forza riducendola pari al nulla e ci permetterà di generare un enorme potenza partendo da un movimento di piccolissime dimensioni.

Per arrivare a simili risultati dobbiamo però affrontare la battaglia più importante che  ogni praticante deve affrontare quotidianamente, la battaglia con Noi Stessi.

Non mi riferisco solamente all’aspetto fisico dell’allenamento quale disciplinarsi ed allenarsi con costanza, ma faccio riferimento ad un aspetto molto più incisivo nella crescita del praticante, la Ricerca.

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Guru Muda Max al Festival Indonesiano Seni Beladiri Dunia

Il Pentjak Silat è un’antica arte marziale indonesiana. Ogni anno sull’isola di Java, nella città di Purwakarta (circa 1 milione di abitanti) si tiene un festival mondiale della durata di 3 giorni, organizzato direttamente dal governo della provincia, al quale vengono invitate delegazioni estere che si siano distinte per l’alto livello di pratica del Silat. Quest’anno, prima volta in assoluto in cui una scuola italiana viene presa in considerazione, l’invito della reggenza è stato recapitato alla scuola di Pukulan Pentjak Silat Sera “Plinck” con Sede in Verona e capitanata da Guru Muda Max Morandini. Quest’ultimo che si è esibito più volte di fronte ai guru anziani indigeni presentandosi con un elevatissimo grado di preparazione, ha ricevuto molti apprezzamenti da parte degli addetti ai lavori. Guru Muda Max è stato infatti invitato ad esibirsi fuori programma durante un meeting con altre scuole eseguendo il kembangan, ovvero movimenti liberi (presi dai djuru) che vanno a comporre una sorta di coreografia. È stato molto bravo ed ha ricevuti diversi apprezzamenti dai presenti Guru e praticanti. E’ stata un’occasione importante per dimostrare che la dedizione e lo studio costante di un’arte sofisticata e difficile come il Pukulan Pentjak Silat Sera, porti al raggiungimento di importanti traguardi anche se non si è nati nei luoghi di origine. A supporto del loro Guru Muda hanno partecipato all’evento anche 4 allievi: Fabio Biondani, Marco Zampini e Corrado Savio da Verona, Michele Brocca da Casale Monferrato (AL).

Nella foto Guru Muda Max Morandini durante la sua esibizione.

Guru Muda Max at Seni Beladiri Dunia

A seguire potete trovare il link al video.

Video dell’evento indonesiano:
Siti web Della scuola italiana:

Arti marziali interne ed esterne: Quali sono le differenze?

Sentiamo molto parlare di Arti Marziali Interne ed Esterne ma quali sono le differenze sostanziali e quali sono le più idonee al combattimento?

Si è soliti a credere che le arti marziali interne vengano praticate solamente a scopo benefico per il corpo e per la mente, ma che non centrino nulla con l’efficacia in combattimento. Al contrario si pensa che le arti marziali catalogate come esterne siano più idonee alla al combattimento ed alla difesa personale.

Siamo veramente sicuri di voler credere a tutto questo senza indagare in profondità sull’argomento?

 

Quali particolari aspetti caratterizzano le arti marziali interne?

Libro: Spiritual dimensions of the Martial Arts

Spiritual dimensions of the Martial Arts

Facciamo un piccolo salto nel passato. La maggior parte delle culture antiche praticavano arti marziali in particolar modo per lo studio del combattimento e quindi per la propria sopravvivenza. L’aspetto che mi ha incuriosito parecchio leggendo il libro “Spiritual Dimensions of the Martial Arts – scritto da Michael Maliszewski” è che in tutte (o quasi) vi era un approccio non solamente fisico all’arte ma anche energetico e spirituale. Infatti si studiava la percezione e la gestione dell’energia corporea comunemente chiamata KI. Non siamo quindi estranei al fatto che in molte culture, oltre alla pratica marziale, si studiava la meditazione al fine di sviluppare il KI ed aumentare la concentrazione e percezione del nostro essere.

 

Alcuni esempi di Arti Marziali Interne che studiano lo sviluppo dell’energia corporea anche attraverso la meditazione sono:

  • Tai Chi
  • Shaolin
  • Wing Chun (Ving Tsun)
  • Pukulan Pencak Silat Sera
  • Kalaripayattu

Nelle arti marziali tradizionali e nelle arti guerriere lo scopo è di interiorizzare i principi del combattimento studiando profondamente il proprio corpo. “Solo conoscendo il proprio corpo possiamo controllare il corpo altrui”.

Una buona consapevolezza del proprio corpo comporta a combattere in modo molto efficiente, generando colpi molto potenti e colmi di energia. L’espressione della massima potenza attraverso movimenti molto piccoli e di breve durata, richiede uno studio profondo e intenso.

 

Cosa sono le arti marziali esterne?

Arti marziali esterne MMA

Arrti marziali esterne

Vengono definite tali tutte le arti marziali che non risultano interne, ossia non si soffermano sullo studio energetico dell’arte ma il loro approccio è unicamente dedicato all’aspetto fisico. Alcuni esempi possono essere sistemi di autodifesa, arti marziali più “giovani”, tecniche di combattimento e sport da ring.

L’approccio prettamente fisico allo studio di queste arti ha fatto sì che venissero classificate come esterne. Solitamente studiano tecniche “semplificate” derivanti da svariati stili marziali. L’utilizzo di concetti prefissati e di tecniche specifiche per rispondere ad ogni tipo di attacco le rende simili ad un addestramento fisico più che ad un cammino verso la conoscenza.

Esistono numerose arti marziali esterne e sono tutte bene o male molto “giovani”.

La domanda mi sembra più che lecita: ” Perché queste arti, spesso più giovani, possono permettersi di NON studiare molti principi fondamentali che sono invece compresi nelle arti guerriere che hanno secoli e secoli di storia di combattimento VERO?”

 

Non esistono le arti marziali esterne!

Io sostengo che le vere arti marziali o meglio, le arti guerriere, siano unicamente interne e che quindi non esistono relative arti marziali esterne. Per arti marziali interne non intendo dire che si basino unicamente sullo studio energetico, ma che si basino sulla comprensione interiore dell’arte. A mio parere le arti interne, a contrario delle esterne, non si basano sullo studio mnemonico e ripetitivo di tecniche, ma sono focalizzate ad interiorizzare i “principi” che regolano il combattimento. In base ai miei studi presso la scuola di Max Morandini ho capito che la parte esteriore dell’arte (tecniche, movimenti ecc) è soltanto il primo passo di un cammino infinito. Questo step è necessario a comprendere le prime dinamiche di relazione spazio/tempo nel combattimento. Per interiorizzare i principi, le antiche arti del combattimento hanno messo a disposizione delle dispense a mio parere da definirsi “SACRE” e si tratta delle famose Forme. I Kata nel Karate, le forme del Vin Tsung ed i Djuru nel Silat vengono spesso ERRONEAMENTE considerati come:

  • Movimenti di riscaldamento
  • Tecniche di combattimento
  • Allenamento dei colpi

A mio parere sono 3 grossi errori di incomprensione delle varie arti.

 

A cosa servono allora le Forme?

Ho appreso che lo studio del combattimento riguarda per il 90% (forse anche di più) la conoscenza di Sé stessi e delle meccaniche del proprio corpo. Solo il restante 10% si dovrebbe relazionare con altri praticanti per capire e correggere le variabili derivate dai Timings, Strutture e Geometrie. Nello studio del Pencak Silat Sera con Max Morandini ho imparato come i Djuru siano Fondamentali alla comprensione delle proprie Strutture interne, posizioni e dei timing “interni”.

Ecco cosa significano queste tre cose:

  • Posizione: Relazione tra noi ed il nostro opponente (intesa come insieme tra distanza, feet stance, angolazione e copertura del centro)
  • Struttura: Relazione tra noi ed il nostro e corpo comprende l’insieme di fasci muscolari, tendinei ed in particolar modo lo scheletro
  • Timing: Ritmo. Realizzare una struttura idonea a quel frangente di combattimento (che ne rispetti i principi del Silat) con il corretto tempismo
  • Timing interno: Comprensione dei timings relazionati alle meccaniche del nostro corpo e quindi a tutti i nostri movimenti e strutture
Djuru Pencak Silat

Max Morandini mentre esegue i Djuru del Pencak Silat Sera

Con una profonda comprensione delle Forme delle arti marziali e quindi con una profondo conoscenza di questi principi possiamo intraprendere il cammino per l’interiorizzazione dell’arte e dismettere di praticarla solamente in modo “esteriore”. Tutti i nostri colpi saranno colmi del nostro Io.

Al giorno d’oggi le arti marziali ritenute “efficaci” vengono praticate (senza generalizzare ovviamente) in modo esteriore e di conseguenza non vengono interiorizzate. Al contrario quelle chiamate “interiori” lavorano internamente focalizzandosi solamente sull’energia corporea ma perdendo il focus primario: efficacia nel combattimento.

La mia idea è quindi che, a distinguere le due tipologie di arti, sia solamente il grado di conoscenza dell’arte praticata. Il fatto che l’arte sia interna o esterna dipende dal modo in cui viene studiata e praticata e questo ne determinerà l’efficacia. Studiare l’arte del combattimento è veramente difficile e richiede molti anni di studi, pazienza e amore per le “piccole cose”.

Purtroppo la società moderna ci ha “viziati” facendoci trovare tutto al minor costo, nel modo più facile e nel minor tempo possibile. Queste brutte abitudini ci stanno togliendo la capacità di imparare ! Studiando per un attestato o per il colore di una cintura avremo raggiunto un risultato fine a sé stesso ma in qualche modo ci sentiremo affermati! Per questo motivo sono gran poche le persone al mondo che conoscono veramente le Arti Marziali e che le hanno interiorizzate. Troppi “Maestri” spesso autodidatta o diplomati su youtube insegnano arti marziali e tecniche di autodifesa pur non conoscendole nel loro interno e questo ha causato un pensiero pubblico decisamente negativo sull’efficacia di questi stili marziali. Interiorizzare l’arte del combattimento significa minimizzare i movimenti rendendoli piccoli, rapidi ma molto potenti. Allineare le proprie strutture con corretti timings di esecuzione, muovendosi sulle corrette geometrie e facendo defluire l’energia interna Ki renderà il combattimento decisamente devastante. Questo è possibile solamente  portando la propria arte a sviluppare l’energia interna e tutti i famosi “colpi frustati”. Non si tratta di movimenti solamente fisici ma c’è ben altro al loro interno.

Studiate da un vero maestro, ricercate sempre la verità nella vostra pratica, siate critici, siate allievi tutta la vita.

 

 

 

 

Spade ad una mano

Breve articolo su principi base per iniziare ad allenare le spade ad una mano in genere e con le lame lunghe in particolare.

Autore dell’articolo “Spade ad una mano”: (Michele De Lorenzi  michele.delorenzi@mac.com)
Studio arti marziali da circa 28 anni e sono sempre stato affascinato da questo mondo in tutte le sue sfaccettature.
Un settore di studio delle arti marziali che mi ha sempre coinvolto in particolar modo è quello delle lame.

 

All’inizio della mia pratica marziale, all’epoca studiavo kung fu, ho avuto modo di apprendere una forma di sciabola cinese e, in parte, una forma di spada diritta cinese. Molto tempo è passato e devo dire che alla luce di quello che ho studiato in questi 30 anni, molti dei movimenti e delle posture praticate all’epoca, trovano il loro posto e la loro spiegazione.

Dal 2010 sono studente di Silat Sera sotto la guida di Maha Guru Plinck.

Mi alleno e studio con il gruppo di Silat Sera di Verona prendendo lezioni, mio malgrado non troppo spesso, da Massimiliano Morandini.

In questi 6 anni ho studiato e praticato coltello, machete, machete e coltello sulla base di quanto insegnatomi da Guru Plinck e ho studiato il lavoro con le lame più lunghe quindi con le spade ad una mano basandomi sui manuali di arti marziali europee.

A novembre 2013 ho avuto occasione di allenarmi privatamente con Guru Plinck. I 5 giorni di allenamento si sono incentrati sul lavoro con lama corta (machete) e coltello. Le spiegazioni sul lavoro con le lame che mi sono state date durante quel breve periodo di allenamento sono state essenziali per permettermi di iniziare a capire il lavoro con le armi.

Guru Plinck, mi aveva dato delle chiavi di lettura per poter capire il lavoro con le armi bianche in genere. Aveva mantenuto i propositi che mi aveva informalmente enunciato il primo giorno di allenamento.

Voglio chiarire che, personalmente, sono ben lontano dall’essere un’esperto di uso delle lame. Il percorso è appena cominciato.

In quanto segue voglio condividere informazioni, conoscenze ed esperienze di base che ritengo possano essere di interesse comune.

Il principale metodo pratico per classificare i tipi di lame si basa sulla loro lunghezza. È infatti la lunghezza che determina come una lama verrà utilizzata in quanto la lunghezza determina la distanza dall’avversario. La distanza, a sua volta, determina il tempo. Distanza e tempo sono elementi chiave nelle arti marziali. Guru Plinck spiega tutto in termini di “distance & timing”. Spiegazioni su distanza e tempo si trovano molto spesso nei manuali di arti marziali europee.

Nella classificazione sopra menzionata:

  • Un coltello ha una lunghezza della lama inferiore ai 25-27 cm circa.
  • Una lama corta è una lama da taglio la cui lunghezza della sola lama è inferiore ai 45 cm e superiore ai 25 cm. Ad esempio un machete.
  • Una lama media è una lama di lunghezza compresa fra i 45 cm e i 65 cm.
  • Una lama lunga è una lama di lunghezza superiore ai 65 cm. Aggiungerei anche inferiore ai 125 cm circa.

In realtà, la lunghezza della lama dovrebbe dipendere dalle dimensioni del corpo della persona che la usa. Le lunghezze date sopra sono approssimate e vanno in genere bene per persone di statura più o meno standard (tra 1.60 m e 1.90 m circa).

Indipendentemente dalla forma, dal peso, e dalle caratteristiche specifiche di ogni singola lama, il loro uso dipenderà principalmente dalla loro lunghezza.

Ci sono dei principi e leggi che regolano tutto il lavoro con le lame e sono indipendenti dalla lunghezza.

Ci sono poi dei principi specifici ad ogni tipo di lama in funzione della loro lunghezza.

Quindi i principi che regolano il combattimento con il coltello saranno uguali per tutti i tipi di coltelli; i principi che regolano il combattimento con lame corte saranno uguali per tutti i tipi di lama corta e così via, fino alle lame lunghe.

I metodi di allenamento saranno anch’essi dipendenti principalmente dalla lunghezza delle lame adottate.

Così tutte le lame lunghe (ad esempio spade ad una mano) si possono iniziare ad allenare nello stesso modo. Solamente dopo aver raggiunto un certo livello nell’addestramento sarà possibile imparare a sfruttare le caratteristiche che ogni singola lama lunga ha.

Distribuzione del peso (più o meno vicino alla guardia o spostato in avanti), la forma (diritta, curva a sciabola o scimitarra, curva in avanti), forma dell’impugnatura, tipo di guardia, sono tutte caratteristiche specifiche che determinano il modo d’uso dell’arma al fine di ottenerne il massimo rendimento.

Il libro “The Art of Swordsmanship” di Hans Lecküchner tradotto da Jeffrey L. Forgeng, e recentemente pubblicato, è forse il testo più completo sull’uso della spada ad una mano. Nel testo il tipo di spada utilizzato è un Falchion (o Bracamante in spagnolo).

Spade ad una mano - Bracamante

Ho deciso di iniziare a studiare questo testo, che ritengo relativamente complesso, almeno per il mio livello, nell’estate del 2015.

Sicuramente le chiavi di lettura che Guru Plinck mi ha dato, si stanno rivelando utili nello studio di questo manuale.

“Nelle foto un esempio di spada ad una mano”

Spade ad una mano - Falchion

 

Ringrazio Massimiliano Morandini e il gruppo Silat Sera di Verona per aver pubblicato questo articolo.

Difesa personale

DIFESA PERSONALE

Difesa Personale e Silat Sera

Difesa Personale e Silat Sera

Al giorno d’oggi si sente sempre più spesso parlare di difesa personale, ma vediamo le cause che ci portano a frequentare questi corsi, cosa sono e di cosa ci illudono di saper fare!

LE CAUSE

Molti sono gli eventi negativi che accadono ogni giorno e che ci fanno ben riflettere sulla nostra effettiva sicurezza quando usciamo di casa per andare a lavoro, per uscire con gli amici o addirittura all’interno della nostra abitazione. Spiacevoli eventi dettati dalla malavita e la precarietà economica di questo paese ci fanno vivere in costante rapporto con la paura. Paura e insicurezza sono di fatto i nostri compagni di viaggio odierni, che se pur essendo molto spiacevoli, spesso ci allarmano (alle volte inutilmente) facendoci prendere delle scelte non desiderate ma che ci permettano di sentirci più “al sicuro”. Queste scelte possono tramutare da molto semplici come per esempio cambiare percorso per tornare a casa la sera attraversando quindi zone più “sicure” e strade più affollate e illuminate, fino ad arrivare ad essere più incisive come decidere di non uscire di casa in certi orari particolari e di fatto precludono la nostra libertà.

Molti di noi, decidendo di reagire alla situazione, iniziano la loro ricerca per ottenere maggior fiducia e sicurezza di sé, incappando sicuramente in qualche corso di “difesa personale”.

 

DIFESA PERSONALE E BUSINESS & BUGIE

Stage di Difesa Personale

Stage di Difesa Personale

 

Svariati corsi di difesa personale e innumerevoli maestri all’apparenza molto qualificati ci tempestano ogni giorno sui social media e su volantini di ogni genere. Molte sono le false promesse, fra tante quella di riuscire a difendersi in poche ore di lezione imparando alcune “tecniche base” adatte alla difesa personale.

La domanda che vi pongo è: “siete sicuri di riuscire ad apprendere un’arte antica e complessa come quella della guerra in poche e semplici sequenze di movimenti apprendibili con qualche ora di dedizione?”

Veri guerrieri che hanno combattuto realmente per la propria vita (romani, gladiatori, schermisti europei) studiavano molti anni l’arte del combattimento, le geometrie e princìpi sul quale esso si muove. Quindi la deduzione è: siamo noi dei geni e loro ignoranti o siamo noi degli sprovveduti e loro dei professionisti?

La realtà è che il mondo delle arti marziali è stato popolato da personaggi che, invece di ricercare la realtà e di vivere il cammino dell’arte come filosofia di vita rendendo la loro pratica profonda ed essenziale, si fanno immortalare in “video tutorial” basati sull’unico scopo di ampliare il loro business.

La bellezza conservata all’interno delle arti marziali, sommata al fascino delle culture orientali ed al forte attaccamento al materialismo della vita da parte di noi occidentali, ha reso il “prodotto” un ottima esca utilizzata da venditori di spicco che “vantandosi” di numerosi attestati e certificazioni (ottenute/i forse con corsi istruttori durati meno di un week-end) riescono  a riempire le sale corsi e imbastire seminari illudendo le persone di poter affrontare reali situazioni di pericolo con qualche tecnica di difesa personale.

 

Max Morandini

Max Morandini

Per un piccolo gruppo come noi, scrivere per una rivista che tratta di Pencak Silat lontano dalla patria stessa dove è nato, è cosa difficile da farsi, soprattutto, stando attenti a non cadere nel banale e nel superfluo. Senza contare che sono sempre possibili pericolosi equilibrismi i terreni sconosciuti e carichi di misticismo ed egocentrismo. Purtroppo questi terreni risultano esser fin troppo fertili ai nostri tempi in tutto il mondo, situazioni che oggi troviamo spesso nel campo delle arti marziali sia sportivizzate che tradizionali. Arti che sempre più si stanno trasformando in enormi business e sempre meno rimangono fedeli a se stesse, cioè osservanti della tradizione Guerriera, Via che è l’essenza della ricerca ed elevazione Spiritico-umanistica.
La nostra realtà Italiana non è esente da tutto questo, anzi. Sembra che il nostro continente sia meta ambita e fertile per seminari di ogni genere, con promesse di facili risultati in poche ore di show una volta o massimo due in un anno. Questi eventi sono pieni di tecniche con una varietà incedibile di armi, naturalmente in vendita presso gli istruttori di “Zona”, sempre ben anticipatamente forniti di ogni cosa. Certo non mancano i diplomi di fine seminario…questi seminari hanno sempre più l’aria di vetrine per far bella mostra delle capacità applicative del Guru del momento. Il tutto spesso senza andare in profondità delle strutture che disciplinano l’arte guerriera e obbligando i ragazzi a partecipare forzosamente e considerano gli allievi o l’arte, che il presunto maestro è chiamato a rappresentare, una proprietà privata. [Massimiliano Morandini]

 

CONCLUSIONI

La difesa personale è intrinseca nello studio di un’arte guerriera. Bisogna però stare ben distanti da venditori di tecniche e dedicarsi ad un’arte studiandola nel suo profondo. Ci sono molte arti marziali e guerriere decisamente valide ed efficaci ma la differenza la fa solamente un buon insegnante e la volontà degli allievi di seguire una via lunga e difficile. Concentrarsi solamente sull’apprendere tecniche standardizzate alla difesa personale significa dare peso alla propria insicurezza. Senza rendersene conto, ci si ritrova a coltivare dubbi e perplessità dovute alla mancanza delle fondamenta del combattimento che poche tecniche non ti possono ovviamente forgiare. Un buon praticante vuole interiorizzare l’arte, capire le strutture e le geometrie che muovono il combattimento e con il giusto tempismo. Solamente in possesso di queste conoscenze potrà dominare il centro del combattimento ed essere efficace e letale. Ovviamente questo richiede fatica, studio, dedizione, allenamento e umiltà.

Origini del Pencak Silat Sera

ORIGINI DEL PENCAK SILAT SERA

Sulla provenienza e sulle Origini del Pencak Silat Sera vi possono essere parecchie teorie contrastanti tra loro, questo deriva ovviamente dalla mancanza di documentazione scritta e attendibile.

Essendo un’arte guerriera molto antica nata all’interno di un villaggio di sciamani in Indonesia (Popolo dei Baduy Dalam) non è possibile avere la perfetta certezza se le informazioni che abbiamo a riguardo siano corrette o meno, sia che si parli di origini, sia che si parli di stili.

Come ben sappiamo il termine Silat è molto generico, vi sono infatti 500/600 stili diversi tra loro nell’arcipelago Indonesiano.

Massimiliano Morandini, esperto praticante di Pencak Silat Sera sotto la guida di Maha Guru Stevan Plinck allievo diretto del Pendekar Paul de Thouars,  ha pubblicato un interessante articolo sulle origini del Pencak Silat Sera all’interno della rivista malesiana SENI BELADIRI.

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Il Pencak Silat Sera

Il Pencak Silat Sera

Il Pencak Silat Sera

Al giorno d’oggi, sebbene quest’arte sia ancora poco conosciuta, si sente parlare spesso di praticanti e scuole di Silat. Purtroppo si possono contare sulle dita di una mano le scuole che effettivamente studiano profondamente quest’arte.

Grazie alla sua potenza ed efficacia il Silat ha trovato parecchio spazio all’interno dei curriculum di “falsi maestri di difesa personale”.

Il termine Silat viene infatti utilizzato frequentemente da chi pratica discipline dedite alla difesa personale mischiandolo spesso e volentieri insieme ad altri stili quali Kali, Escrima e Jeet Kune Do.

Convinti che inserire alcune apparenti tecniche di Silat nel loro curriculum possa aiutarli a vendere meglio il loro prodotto, questi “maestri” hanno inquinato la reputazione dell’arte stessa divulgando qualcosa di non reale.

Se solo provassimo a chiedere loro delle informazioni dettagliate sullo stile di Silat che hanno “studiato”, probabilmente non saprebbero nemmeno rispondere al quesito.

Esistono infatti più di 500 stili di Silat diversi. Lo stile da noi praticato è il Pencak Silat Sera la cui guida riconosciuta dal mondo marziale è Maha Guru Stevan Plinck.

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